L’uomo che sussurrava agli smoking

Perché abbiamo amato tutto di te, Sean?

Perché eri il miglior James Bond?
O il più credibile Guglielmo da Baskerville?
O l’indimenticabile Capitano di primo rango Marko Ramius di Caccia a ottobre rosso?
O lo stralunato papà di Indiana Jones?
O forse perché avremmo voluto stare nell’abbraccio di Mark Rutland in Marnie?
Forse perché hai tenuto in vita gli ormoni del mondo anche quelli oltre la linea Maginot della menopausa?

Sono cose che hanno, e che hanno fatto, in tanti: esser belli, esse bravi, stimolare ormoni, vincere premi.

E allora penso che, in fondo, ci hai conquistati perché hai indossato lo smoking come pochi, ai nostri occhi, anche quando ti hanno fatto mettere il saio. Non si chiama talento: si chiama carisma. O ci nasci o non te lo regalano né i soldi né Hollywood.

Ci hai conquistati perché, ovunque tu sia apparso, ci hai presi in braccio e ci hai portati da un’altra parte, a sognare. E i sogni -diceva Tabucchi- non sono tanto ciò che succede ma l’emozione che provi nel vivere ciò che succede.

E sì forse è questo: i nostri viaggi più belli sono stati quelli che ci hai fatto fare tu. Da fermi. Cioè l’unico modo nel quale, anche ora, ci farai continuare a viaggiare.

 

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