L’amore in una stanza: Raffaello e la Fornarina

A lui non manca davvero nulla quando la incontra. E’ uno dei più grandi artisti del Rinascimento, conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo. Non c’è un solo nome di serie B tra i suoi amici e maestri: allievo del Perugino, amico del Pinturicchio e via dicendo. Stimato e bramato dai Papi, Giulio II e Leone X, e giù per le gerarchie tutte. E’ pure un gran figo, bello, delicato, gentile, colto, raffinato. Dopo risciacqui in Arno e toscani, scende fino al Tevere. Tras-tevere. E un giorno in cui sembrava davvero non mancargli nulla, alza lo sguardo su un terrazzino e si accorge che da lì gli mancherà tutto.

Lui, Raffaello Sanzio. Lei, Margherita Luti o Luzzi. La cosa più bella che lui abbia mai visto. E sì che di bellezza ne ha ritratta e duplicata. E lì che Cupido scaglia la freccia. Via Dorotea numero 20. Ma è quella sbagliata. Perché lei è figlia di fornaio e lui è promesso sposo di nipote di cardinale. E quando, nel Rinascimento, una donna col cardinale incontra una donna col fornaio, quella del fornaio è spacciata.

Ma non nel cuore di lui. Che pure sposa la nipote di cardinale. Ma. L’amore è quello stronzo “Ma” che difficilmente si rassegna. Ed è allora che lui trova il modo di far vivere per sempre Loro.

Pretende e riesce a raffigurare la sua amante per come veramente è. Seminuda. Cinta solo da un bracciale blu e oro stretto sul braccio sinistro, che reca la scritta “Raphael Urbinas”. Lei che si copre un seno ma per farlo vedere di più. Un po’ come ha fatto lui con lei: celarla per renderla immortale. Per consegnarla a noi, per l’eternità.

La Fornarina. Che sì forse perché figlia di fornaio. Ma le parole a volte spiegano a volte celano a volte giocano: nella tradizione che risale ai greci il termine “forno” e i suoi derivati indicavano l’organo genitale femminile e tutto ciò che vi ruota attorno Lui nato e morto forse lo stesso giorno, oggi, il 6 aprile 1520. Morirà a 37 anni, di venerdì Santo, dopo 15 giorni di  febbre “continua e acuta”, causata secondo il Vasari  da “eccessi amorosi”, e inutilmente curata con ripetuti salassi.

Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire, scriverà Antonio Tebalteo sulla sua tomba.

E lei? Andrà a chiudersi nel convento di Santa Apollonia, sempre a Trastevere.

E no, a noi davvero non importa, a questo punto, se sia andata davvero così. Già dobbiamo stare chiusi in una stanza. Almeno fatecela arredare di immaginazione, questa stanza. Insieme a lei e lui. Che continueranno a vivere in eterno appesi a una parete. In una stanza.

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