Brave a letto

Prosegue il dibattito scatenato da un quotidiano italiano a seguito della fiction su Nilde Iotti sulla presunta “esuberanza delle emiliane a letto”. Concita De Gregorio, chiesto al Direttore del giornale cosa intendessero per “essere brave a letto” non ha comprensibilmente ottenuto risposte. Per altre vie, provando a cercare su Google, alla locuzione “essere brave a letto” otterrete circa 9.290.000 risultati.

Dice Meripo’ ma mo’ perché te ne occupi? Me ne occupo perché la curiosità di cosa un uomo intenda con l’espressione “brava a letto” l’ho sempre avuta e mai è stata soddisfatta. Al contrario ho quasi sempre sentito uomini accusare donne di non esserlo per ritorsione: ovvero quando sono stati piantati malamente, quando le cose non hanno funzionato per loro o mentre erano in preda a rivendicazioni -anche legittime per carità- su altri piani. Il modo in cui la rabbia di una lite a un certo punto si incanala è anche quella del “non eri manco brava a letto”.

Io non dubito che in tutti questi casi essi, gli uomini, avessero ragione nel rimproverare una performance poco entusiasmante. Il punto perdonatemi però è: ma, esattamente, cosa vi ha fatto credere che dipendesse solo da lei? Lo chiedo soprattutto alla luce del fatto che, in linea di massima, e senza voler con questo sottovalutare il problema della frigidità femminile, mentre l’uomo è riuscito ad arrivare sulla luna, nei segreti del genoma, in quelli dell’universo e della fisica quantistica, ebbene pare che ancora stenti ad arrivare al punto G.

Non vorrei infine scomodare Harrytipresentosally ma, insomma, ci siamo capiti, credo, Direttore.

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