Parlare con gli occhi, aspettare ancora giustizia

“Ascoltai. Intanto, gli occhi di Pieri mi facevano vedere il racconto di quella strage, rivivere le medesime paure. Così decisi di fotografare le facce di quei pochi bambini che nel 1944 scamparono alla morte”. Sono le parole con le quali Oliviero Toscani racconta del giorno in cui decise di fare un libro fotografico sulla strage di Sant’Anna di Stazzema.

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, “la furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile -racconta il Portale della memoria–  su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera”.

Nel 2016 Oliviero Toscani decide di andare a sentire e vedere con gli occhi di quei bambini, dei sopravvissuti. E iniziò così il giorno in cui il sindaco di Stazzema, Gian Piero Lorenzoni, lo fece incontrare con Enrico Pieri, che il 12 agosto del 1944 aveva 10 anni e stava in cucina, quando i nazisti  iniziarono il massacro di tutta la sua famiglia. Enrico Pieri, scampato all’incendio della casa e nascosto per ore in un campo di fagioli. Settant’anni dopo si potevano ancora trovare occhi che testimoniassero. E così iniziò a fotografarli insieme ai visi, alle rughe, alle ombre.

Diceva Primo Levi che “le cose che si dimenticano possono ripetersi”. E l’amnesia è una malattia che la storia conosce bene.

Quanto alle cose per le quali va fatta giustizia, l’8 novembre 2007 la Corte di Cassazione italiana ha confermato gli ergastoli all’ufficiale Gerhard Sommer e ai sottufficiali nazisti Georg Rauch e Karl Gropler. Il 1 ottobre del 2012 la procura di Stoccarda ha invece archiviato l’inchiesta. Per “assenza di prove documentali”.

Enrico Pieri, 86 anni, scampato quando ne aveva 10 anni al massacro, è stato insignito del cavalierato dalla Germania insieme a un altro bambino sopravvissuto, E al Fatto.it ha detto: “In Germania questi assassini, perché così è la realtà, sono vissuti tranquillamente, nessuno li ha mai cercati, sono rimasti incensurati”. E ricorda: “Andai ad Amburgo per vedere l’ufficiale Gerhard Sommer, volevo vederlo in faccia e chiedergli il perché di quella strage. Non mi fecero entrare”.

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